Storia della terapia manuale
La Terapia Manuale è genericamente definita come un sistema internazionalmente riconosciuto di prevenzione, valutazione e trattamento di disturbi che interessano l'apparato muscoloscheletrico attraverso l'uso delle mani.
E’ un’arte antichissima, tanto quanto la scienza e l’arte medicina in generale.
Già nel 50 a.C., Strabone, geografo greco, menzionò in uno dei suoi libri che le manipolazioni della colonna vertebrale fossero già note agli indiani del suo tempo.
Ci sono stati ritrovamenti di illustrazioni greche databili intorno al V secolo a.C. e lo stesso Ippocrate descrisse il ruolo della colonna vertebrale come organo centrale dei riflessi nel suo scritto sulle articolazioni scrivendo: “la colonna vertebrale ha in se causa ed effetto”. Sosteneva che “ogni minimo spostamento di una o più vertebre deve essere rimessa a posto con le mani.”
Nel Medioevo si trovano accenni sui trattamenti manuali in Avicenna, Galeno ed altri autori ma, alla fine dello stesso periodo storico, le tecniche di trattamento manuale sparirono dalla formazione medica restando soltanto patrimonio di terapeuti non professionali come i bonesetter (concia ossa) in Inghilterra ed i pastori in Germania.
La terapia manuale tornò a far parte dell’ambito medico solo nel XIX secolo con il medico americano Atkinson, maestro di A .T.Still, il fondatore dell’Osteopatia e di D.D. Palmer, il fondatore della Chiropratica, i quali codificarono queste tecniche di manipolazione e provarono a spiegarne l'efficacia attraverso diversi principi.
Still sviluppò una teoria secondo la quale la posizione minimamente scorretta di una vertebra comportasse la compressione di vasi sanguigni e linfatici facendo diminuire la circolazione locale ed indebolendo il sistema immnuitario dell’organismo, provocando la malattia.
Eliminando manualmente tale posizione scorretta ( denominata lesione osteopatica) si sarebbe ritrovata la salute.
Palmer sosteneva invece che una sublussazione comportasse una costrizione del forame intervertebrale con conseguente compressione dei gangli e delle radici nervose con conseguente dolore a causa della modificazione della trasmissione nervosa.
Con l'avvento in Europa dell' Osteopatia e della Chiropratica , il mondo medico iniziò ad interessarsi nuovamente alle tecniche di manipolazione articolare e James Mennel ed il suo successore James Cyriax ne ottennero il riconoscimento all’interno della comunità medica londinese.
James Mennel, ebbe il merito di introdurre le manipolazioni nella Medicina Fisica ospedaliera. La diagnosi era totalmente di tipo osteopatico e le radiografie servivano solo per ricercare controindicazioni.
James Ciriax continuò la sua opera introducendo il concetto che i disturbi vertebrali sarebbero dovuti soprattutto a spostamenti del disco articolare.
Successivamente, attraverso le opera di studiosi come Robert Maigne in Francia e Karl Sell in Germania, ci fu la leggittimazione neurofisiologica della Terapia Manuale. Le tecniche furono ulteriormente studiate e codificate in un contesto teorico accettato anche dalla medicina tradizionale, perchè basate appunto sulla scienza della neurofisiologia e sul rifiuto dell'ipotesi di sublussazioni e spostamenti vertebrali.
La Terapia Manuale Ortopedica (OMT) invece rappresenta il contributo reso dalla comunità dei fisioterapisti allo sviluppo della Terapia Manuale. Sono due i maggiori esperti che svilupparono i due concetti più importanti: Geoffry Maitland, australiano, e Freddy Kaltenborn, norvegese, insieme al suo collega Olaf Evjenth (sull’esempio dei quali si sono sviluppati successivamente altri concetti come quelli proposti dai fisioterapisti neozelandesi Robin McKenzie e Brian Mulligan).
Nel 1974 i rappresentanti dei due concetti si unirono e fondarono l’IFOMPT (Internationl Federation of Orthopaedic Manipulative Therapists).